Serata omaggio a Mario Monicelli per concludere “Effetto Cinema 2016”
Ultimo e solenne appuntamento in programma per “Effetto Cinema 2016”, la rassegna cinematografica organizzata dall’Unione Comuni Garfagnana in collaborazione con la sala Eden di Castelnuovo Garfagnana nell’ambito del “Progetto Radici” cofinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Questa serata, sempre al prezzo speciale di 4 euro, è un po’ diversa dalle altre perché è dedicata al ricordo di Mario Monicelli e nasce dall’adesione dell’Unione Comuni Garfagnana ad un programma di iniziative promosse da Promocinema di Viareggio e Fondazione Banca del Monte di Lucca per ricordare il grande regista con presentazione a cura di Umberto Guidi (Promocinema).
Da non perdere quindi venerdì 18 marzo, ore 21.15, “I Compagni”, di Mario Monicelli (Italia 1963, 128’) con Marcello Mastroianni, Bernard Blier, Folco Lulli, Annie Girardot, Renato Salvatori.E’ un film sociale perché documenta, con linguaggio cinematografico, la nascita della coscienza di classe degli operai. Siamo a Torino, nel 1890. La storia di uno sciopero degli operai di un cotonificio alla periferia della città è ricostruita forse grazie ai rapporti delle Regie Questure e dei Tribunali del tempo. Nel cotonificio gli operai (uomini, donne, bambini) lavorano 14 ore al giorno con una pausa di mezz’ora per mangiare il cibo portato dalle mogli fuori dai cancelli, poiché chiusi in fabbrica. Capita un incidente: un uomo, per sbaglio, viene mutilato da una macchina per filare. Visto che non esiste la malattia, i suoi compagni di lavoro, gli danno una mano facendo una colletta. Il giorno dopo, tutti gli operai si mettono d’accordo per fare un boicottaggio. Si decide di far suonare la sirena un ora prima del previsto. Pautasso, l’uomo che la suona, deve passare per ubriaco. Egli, uscito dalla fabbrica, vede i suoi colleghi aspettarlo fuori. Scoppia una rissa. Poi, da un treno, esce il Prof. Senigallia, ricercato dalla polizia. Egli induce i lavoratori della fabbrica a scioperare fino a quando i dirigenti non avranno abbassato l’orario di lavoro a 13 ore . Lo sciopero dura per circa un mese. I dirigenti, non sapendo più cosa fare, tagliano tutto… perfino i pasti gratis alla caserma di polizia. Alla fine, una rivolta: i lavoratori entrano in fabbrica con cartelli e grinta, decisi a far abbassare l’orario di lavoro. Ad aspettarli trovano i bersaglieri, i quali sparano contro la folla uccidendo un ragazzo. Il triste finale ci mostra il rientro degli operai in fabbrica sconfitti, ma costretti per sopravvivere.
I Temi del film: IL LAVORO – All’inizio del ‘900 le condizioni di vita della gente comune erano piuttosto critiche. Le famiglie operaie avevano case povere, in inverno fredde e umide, riscaldate e illuminate da lampade a petrolio. I soldi scarseggiavano e molti erano analfabeti. Tutto questo peggiorato dal fatto che il lavoro in fabbrica occupava 14 ore della giornata, con una sola mezz’ora di pausa, dalle 6 alle 20,30. Qui le macchine assordanti, lavoravano senza tregua. Il pasto veniva consumato all’esterno della fabbrica, tranne quando pioveva. La stanchezza portava spesso a gravi incidenti, inoltre non potevano usufruire malattia e non esistevano i sindacati. Per questo si arrivò a fare un boicottaggio, cioè un modo per far notare ai dirigenti che quelle condizioni di lavoro non andavano bene. Per questo si decise di far suonare la sirena un’ora prima, ma non riuscì. Allora i lavoratori, Grazie all’aiuto del Prof. Senigallia, decisero di scioperare, cioè non andare al lavoro, per un determinato tempo, allo scopo di ottenere qualche cosa dai datori di lavoro. Nei giorni precedenti, gli operai si prepararono comprando delle provviste, sapendo che, dopo che si sarebbe sparsa la voce dello sciopero, i mercanti non avrebbero fatto più credito. I dirigenti, dopo alcune settimane dall’inizio dello sciopero, chiamarono i crumiri, cioè persone chiamate da un altro paese a lavorare al posto degli scioperanti. L’ISTRUZIONE – Allora, era molto importante per diventare dirigenti. Omero, si arrabbia molto nei confronti del fratellino che non vuole studiare, dicendogli che per diventare importanti deve andare a scuola. Anche gli operai andavano a scuola: andavano tutte le sere, dopo la fabbrica. Questo comportava molta stanchezza sui banchi. L’EDUCAZIONE – Era impartita dalle donne, ed era ritenuta molto importante. LA DONNA – Le donne in fabbrica lavoravano come gli uomini, con gli stessi duri impieghi. Oggi la donna è in una situazione molto migliore, con molti più diritti, come quello di voto. L’IMMIGRAZIONE – L’operaio meridionale è escluso dai compagni. Egli è più povero degli altri, poiché ha una famiglia composta da 6 membri. A pranzo non mangia. Per questo gli viene concesso il permesso di non scioperare. I DIALETTI – Il regista pone in rilievo la parlata piemontese e le inflessioni dialettali di altre regioni italiane, per far vedere che tutti parlavano il proprio dialetto, tranne in qualche occasione. L’ESERCITO – I proprietari della fabbrica chiamano l’esercito per fermare la folla che avanzava verso la fabbrica. Lo fanno sparando. Alla fine dell’Ottocento non esistevano leggi per tutelare il lavoratore. LE CLASSI SOCIALI – Le classi sociali sono nettamente delineate: la borghesia, composta da ricchi dirigenti, e il proletariato, cioè gli operai. Il treno è l’elemento unificatore della vicenda: all’inizio porta il Prof. Senigallia e alla fine porta via Raul, un ragazzo che all’inizio si contrapponeva al Professore, e alla fine è un po’ il suo successore.