La Transumanza in Garfagnana, le pecore sono arrivate in Appennino e resteranno all’alpeggio fino alla fine dell’estate. L’Unione Comuni Garfagnana sostiene e promuove l’antica tradizione che riprende vita grazie all’iniziativa degli allevatori locali

Le pecore della razza Garfagnina Bianca tornano in gran numero a transumare sui pascoli dell’Appennino tosco emiliano, grazie all’iniziativa di allevatori locali e dell’Associazione Allevatori Razza Bovina Garfagnina a cui aderisce che, con il sostegno dell’Unione Comuni Garfagnana, hanno ripercorso nel mese di giugno l’antico tracciato dal paese di Sillico fino ad arrivare, attraversando i territori di  Pieve Fosciana e Castiglione di Garfagnana, sul crinale appenninico in località Giro del Diavolo nei pressi di San Pellegrino in Alpe con un tempo di percorrenza di circa quattro ore.

Il trasferimento ha interessato 170 capi di razza ovina Garfagnina Bianca, il cui progetto di recupero, partito con 20 esemplari, è riuscito a “ripopolare” gli ovili garfagnini fino a raggiungere gli oltre 1.000 attuali, ed è parte di un percorso più ampio intrapreso dall’Unione Comuni della Garfagnana di cui fanno parte anche altri progetti volti al recupero produttivo di alpeggi e delle “Terre Alte” in generale. Progetti che guardano alla filiera (per le pecore si parla di formaggio, carni, lane ma anche di territori e paesaggi) e che mirano a dimostrarne la sostenibilità ambientale e soprattutto economica e una concreta possibilità di vita in montagna.  Micropaesaggi produttivi e tipici della montagna garfagnina, piccoli episodi di cultura, arte, ambiente, geologia che contribuiscono a costruire un sistema complesso e  attraente soprattutto per un turismo consapevole e di basso impatto di cui la montagna ha bisogno, un vero spettacolo per chi è alla ricerca di esperienze autentiche.

Il fenomeno della transumanza, che per secoli si è tramandato sui pascoli appenninici, dell’allevamento degli ovini e dei conseguenti spostamenti stagionali, vedeva un tempo migliaia di capi di bestiame scendere a settembre dagli alpeggi estivi verso la pianura e risalire all’inizio dell’estate, percorrendo sempre gli stessi sentieri e ripetendo le medesime soste. Consiste tecnicamente nella migrazione stagionale delle greggi, mandrie e dei pastori che, nella stagione estiva, insieme ai loro cani si spostano da pascoli situati in zone collinari o montane mentre in quella invernale ripiegano verso quelli delle pianure, percorrendo sentieri, tratturi e mulattiere. L’antica pratica della transumanza quale elemento dal forte contenuto identitario, ha saputo creare nei secoli forti legami sociali e culturali, nonché rappresentare un’attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura.

“Salvaguardare questa biodiversità significa valorizzare e dare riconoscimento alla cultura e alle tradizioni ancora vive nelle nostre montagne, assicurare dignità agli allevatori rimasti, riconoscere loro un ruolo essenziale di presidio, senza il quale il delicato equilibrio della montagna è messo in pericolo” – afferma il Presidente dell’Unione Nicola Poli – “l’Unione Comuni Garfagnana intende proseguire la sua missione di recupero, conservazione e valorizzazione delle antiche varietà e dalle razze dimenticate, per restituire attraverso gli elementi tipici del paesaggio della Garfagnana nuova occasione per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione”.

Inoltre questa pratica è stata recentemente candidata a diventare patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO. La richiesta è stata presentata a Parigi dall’Italia, Paese capofila della proposta insieme a Grecia e Austria. Il Ministero delle Politiche Agricole, che ha coordinato la redazione del dossier trasnazionale, annuncia che è stato formalmente avviato il processo di valutazione da parte di un organo di esperti tecnici indipendenti, cui seguirà la decisione da parte del Comitato di governo dell’Unesco nel novembre 2019.